Uno spunto suggestivo per riflettere sulle caratteristiche di ragazzi e ragazze che affollano le classi in questo 2023/24

 

Tre secoli fa Giambattista Vico perorava la tesi che la storia dell’umanità fosse qualcosa di ciclico (per Vico esistevano 3 “età” che si ripetevano costantemente). Una teoria del genere si basava anche su convinzioni profonde e radicate secondo cui tutto era regolato da Kyklos, nell’alternanza fra ere dell’oscurità e della luce; per Platone stesso poteva esserci un “ciclo dei governi”. Nel secolo scorso si sono elaborate e perfezionate teorie che riprendono questa idea, individuando costanti nella storia che farebbero pensare a un pattern universale in base a cui si sviluppa il progresso (dalla matematica della storia di Deulofeu alla teoria dei cicli sociali di Sarkar) ma nessuna teoria ha eguagliato la popolarità interdisciplinare dell’elaborazione di Strauss e Howe

 

La teoria generazionale Strauss-Howe: come nasce e cosa dice

William Strauss e Neil Howe hanno dato alle stampe una serie di opere incentrate sull’idea di “generazione”, concetto che si fonda sul principio in base a cui in determinati periodi storici (della durata di 20-25 anni) le persone:

  • condividono esperienze collettive
  • crescono nello stesso humus socio-culturale
  • sono accomunate da valori, credenze e comportamenti
  • sentono di appartenere a un gruppo (la generazione).

In pratica – per dirla in estrema sintesi – chi appartiene a una generazione ne è in qualche misura “plasmato” e tende ad avere tratti comuni con i propri coetanei.

Il testo che ha dato avvio alla ricca produzione del duo è del 1991: “Generations. The History of America’s Future, 1584 to 2069”, lavoro che analizza la storia americana attraverso una serie di biografie che sarebbero esemplificative di specifici asset culturali. Ebbene, secondo Strauss e Howe, ci sono pattern che si ripetono a cadenza secolare (4 generazioni, ovvero 80-100 anni che gli studiosi definiscono saeculum) e che rendono la storia dell’umanità qualcosa di prevedibile (il testo che amplia e definisce al meglio la teoria è del 1997 e si chiama “The Fourth Turning: An American Prophecy – What the Cycles of History Tell Us About America’s Next Rendezvous with Destiny”).

Ogni generazione prende avvio con una “svolta”:

  • 1a generazione (1 a svolta)
    si tratta di un’epoca caratterizzata da una certa euforia (high), consegue al superamento di una crisi e annovera un forte senso di collettività che si traduce in istituzioni solide
  • 2a generazione (2 a svolta)
    è il momento del risveglio (awakening), venato da aneliti spirituali ma anche individualistici che mettono in discussione l’ordine costituito e generano una prima frattura, portando alla rivendicazione di nuovi valori
  • 3a generazione (3a svolta)
    periodo di disfacimento (unraveling) che vede il prevalere di comportamenti cinici, edonismo irresponsabile e malgoverno
  • 4a generazione (4a svolta)
    è la vera e propria crisis, in cui vengono meno diritti e certezze e in cui le autorità governano con il pugno di ferro. In questa epoca, pervasa dall’idea che ci sia una minaccia esterna, si gettano le basi per il riemergere del senso di collettività.

 

La teoria generazionale Strauss-Howe: l’epoca attuale

È proprio la crisi, secondo Neil Howe, l’epoca che staremmo vivendo, ed è quindi il momento storico in cui si starebbero ridefinendo le identità individuali e collettive. Iniziata nel 2008 con la crisi finanziaria globale, secondo il saggista si dovrebbe concludere attorno al 2030.

Questo lo schema del nostro saeculum:

  • 1a generazione
    1946-1964
  • 2a generazione
    1964-1984
  • 3a generazione
    1984-2008
  • 4a generazione
    2008-2030.

 

La teoria generazionale Strauss-Howe: le fasi della svolta attuale

Secondo questa teoria la quarta svolta si compone di 4 fasi: tutto prende avvio da un evento-trigger, che fungendo da shock per il sistema produce un movimento che innesca la transizione. C’è poi la fase di rigenerazione, in cui le persone si coalizzano attorno a idee o leader. La terza fase è definita climax e rappresenta il punto più basso della crisi, è un momento storico in cui le cose si mettono molto male e attivano una reazione collettiva. Si arriva così alla fase di risoluzione in cui si manifesta un ordine post-crisi e si rafforzano le istituzioni collettive.

 

La teoria generazionale Strauss-Howe: gli archetipi

Howe precisa: “Ciò che accelera ogni svolta è l’invecchiamento delle generazioni, ogni generazione porta con sé un archetipo, un insieme di atteggiamenti e comportamenti comuni che la distingue da quella dei genitori. Gli archetipi si ripetono ciclicamente ed esiste una relazione simbiotica fra gli eventi storici e lo stile tipico di una generazione, che reagisce con una modalità specifica e in qualche misura determina l’evoluzione della storia; in particolare una generazione agevola la svolta quando raggiunge la maggiore età. Quella che viviamo oggi è una fase di distruzione creativa delle istituzioni”.

Secondo la teoria generazionale, in ogni ciclo della storia prevale un archetipo di riferimento che si determina nel periodo della nascita:

  • il profeta
    creativo e profondo
  • il nomade
    perspicace e amante della libertà
  • l’eroe
    altruista e determinato
  • l’artista
    premuroso e cosmopolita.

La prevalenza di un archetipo è in grado di tracciare il percorso di vita e di evoluzione dell’intera generazione che ne è pervasa.

Come detto l’archetipo di base è determinato dal momento storico, nel caso del saeculum che stiamo vivendo la generazione che ha avuto natali nell’età dell’euforia vede la prevalenza del profeta, quella nata durante il risveglio è animata dal nomade, quella del disfacimento dall’eroe e quella attuale (crisi) dall’artista.

 

La teoria generazionale Strauss-Howe: le critiche

Le critiche ai lavori di Strauss e Howe si incentrano soprattutto su questi temi:

  • definizione del concetto di generazione
    è davvero possibile isolare una generazione identificandola con tratti comuni distintivi?
  • attendibilità generale
    come è possibile prevedere gli sviluppi di una società secondo uno schema così semplice e rigido?
  • autoreferenzialità
    è possibile estendere a tuti i paesi e a tutte le culture uno schema sviluppato dall’osservazione della sola storia americana?

Qualcuno ha definito il lavoro di Strauss e Howe come astrologia. Altri ritengono invece che sia un framework molto utile e con tratti di reale universalità.

 

La teoria generazionale Strauss-Howe: chi sono gli studenti di oggi?

Ogni archetipo è una reazione all’archetipo dominante della generazione precedente, le classi delle scuole superiori sarebbero oggi popolate da una schiera di “artisti”, nati e cresciuti in un periodo di crisi globale e che nell’età della scuola superiore ondeggiano dalla consapevolezza di quando ogni persona sia inter-dipendente dalle altre, a una insoddisfazione strisciante. Si tratta di ragazzi e ragazze dalla mente aperta, premurosi e dalla spiccata sensibilità, con il rischio però di incartarsi in una eccessiva complicazione interiore. È una generazione capace di ideare e realizzare, mette in primo piano equità ed eguaglianza, è pronta a impegnarsi per raggiungere obiettivi di studio, non ama eccessivamente il rischio ed è a proprio agio con l’idea che ci siano regole e norme.

Nata in un momento di difficoltà globale, questa generazione ha avuto un’infanzia iperprotetta e Howe la definisce come quella degli homelander (termine che è sovrapponibile a “generazione Z”) perché è quella che ha passato a casa il tempo più alto in assoluto, agevolata dai device elettronici e dalla rete. Le famiglie sono composte da genitori nati per lo più in un’era di risveglio e di distruzione; i primi sono stressati ed esausti dal lavoro, i secondi rischiano di essere un po’ arroganti ma hanno grande concretezza e capacità di fare.

Presente in classe anche la parte finale della generazione precedente, con persone nate in fase di transizione tra una svolta e l’altra. Secondo lo schema di Howe si tratta di una popolazione studentesca a cui non fa difetto la componente della razionalità (che a volte diviene eccessiva) e che predilige l’altruismo al coinvolgimento empatico. Anche per questi ragazzi e ragazze potrebbe manifestarsi quello che molti attribuiscono ai millennial: una certa intransigenza.

 

La teoria generazionale Strauss-Howe: come usarla per capire la classe?

Come uno spunto di riflessione. La teoria generazionale va intesa proprio così se si intende usarla come strumento che aiuti a comprendere meglio il gruppo che si ha di fronte quando si insegna. Trasferire in maniera acritica gli schemi generazionali e archetipici non è una buona soluzione perché impedisce di concentrarsi sulle peculiarità individuali. Riflettere sulle dominanti di fondo della generazione che sta dietro i banchi può invece attivare un mindset utile per trovare una modalità ottimale di relazione con alunni e alunne.

Ecco allora che, per esempio, verificare se le corde sensibili di questa generazione siano davvero quelle dell’altruismo e dell’uguaglianza può diventare la chiave di volta che innesca una nuova modalità di stare e progettare assieme un’azione didattica efficace. Stessa cosa dicasi per l’avvio di riflessioni collettive sulla propensione al rischio o la percezione delle regole sociali. La teoria di Strauss e Howe è quindi un ottimo punto di partenza per sondare e capire l’universo valoriale di ragazzi e ragazze, comprenderne la percezione del mondo, intuirne paure e desideri.

L’utilità della teoria generazionale per insegnare è già stata oggetto di alcuni lavori:

 

In conclusione, possiamo dire che confrontarsi con il pensiero di Strauss e Howe è sicuramente utile per assumere una prospettiva di approccio alla classe che, sicuramente inedita, può essere davvero stimolante; un lavoro del genere può sostenere chi insegna per progettare iniziative didattiche innovative. Se si stanno invece cercando semplici tips per coinvolgere di più studenti e studentesse, il consiglio è quello di approfondire i temi legati ai linguaggi e agli stilèmi tipici che imperversano fra la popolazione studentesca.

 

Immagine: Flick Commons