Come la “scorciatoia per la felicità” può aiutare in modo efficace e divertente a migliorarsi nello studio

È attribuita alla scrittrice Vicky Baum la definizione di danza come “scorciatoia per la felicità” e chiunque abbia avuto la possibilità di muovere il corpo seguendo il ritmo di una qualsiasi musica, sa bene di cosa si tratta. Ballare è parte dell’esperienza umana, è liberatorio, celebrativo, creativo, stancante e soprattutto divertente.  Che cosa abbia a che fare tutto questo con lo studio universitario lo vedremo fra poco, a partire da una tesi di dottorato sugli effetti cerebrali della danza: “i ballerini (professionisti) mostrano una sincronizzazione più forte alle frequenze theta. La sincronizzazione theta è legata ai processi emotivi e di memoria”. Ebbene sì, ballare aiuta anche la memoria

 

Ballare è un’esperienza totalizzante

Alla base di tutto il ritmo, capacità “così naturale che la maggior parte di noi la dà per scontata”. Ballare coinvolge diverse funzioni del cervello e del corpo, dall’orientamento al movimento, dalla sincronizzazione dei gesti alla gestione dell’equilibrio, dalla corteccia parietale posteriore all’area motoria supplementare, dal cervelletto al lobo parietale; e poi muscolatura, scheletro, articolazioni, udito, vista… Insomma, ballare e ancor più farlo assieme ad altre persone, magari coordinandosi, è un’esperienza totalizzante che coinvolge corpo, mente e tutte quelle funzioni che sono relative all’intuizione, alla creatività, al senso estetico e al benessere. È ovvio come un’attività del genere possa portare benefici, e quando alcune ricerche hanno rivelato gli effetti del ballo sulle persone affette da malattia di Parkinson, si è iniziato a indagare a fondo gli effetti cerebrali del movimento a ritmo di musica.

 

Gli effetti della danza sullo studio

Gli studenti che si dedicano alla danza a scuola mostrano maggiori capacità di socializzazione iniziale e migliori risultati scolastici rispetto alle persone che non partecipano alla danza”, così si legge fra le conclusioni di una recente review. Già da questo si intuisce come, grazie al ballare, si possano trovare benefici a tutto tondo, dal piano cognitivo a quello relazionale. Andiamo però con ordine: fra gli effetti della danza che sono in grado di portare benefici allo studio, ci sono quelli sul pensiero analitico (“pensiero convergente”) e quelli sul “pensiero divergente” (lo stile di pensiero creativo e multidirezionale); altro effetto positivo è quello sull’autostima; anche la memoria trae giovamento dal ballare (la danza stimola l’aumento di volume dell’ippocampo), così come l’attenzione; la capacità di autodisciplinarsi – infine – riceve anch’essa un impulso significativo dalla danza. Per tutti questi motivi, se hai in classe studenti o studentesse che hanno deciso di intraprendere lo studio universitario, consigliare il ballo è fare realmente qualcosa per loro, per il loro futuro, per la buona riuscita della loro carriera universitaria.

 

Gli effetti indiretti della danza sui risultati di studio

Ballando migliora il tono dell’umore (grazie alla liberazione di ossitocina ed endorfine), aumenta la cosiddetta “materia grigia”, si creano nuove reti neurali, si liberano i meccanismi di espressione di sé, si impara a conoscere e comunicare le emozioni, si migliora la capacità di interagire in coordinazione con le altre persone, si diventa più assertivi, ci si rilassa, si stimola la comunicazione reciproca fra corpo e cervello. E poi c’è tutta la questione sociale: condividere l’esperienza del ballo aiuta a essere persone più “competenti” sotto il profilo relazionale, combattendo l’isolamento. Insomma, ballare aiuta, davvero, a essere persone più equilibrate, in grado di programmare e affrontare sfide, capaci di stare in mezzo agli altri facendo la propria parte. Sono questi i motivi per cui – al di là degli effetti diretti sui risultati di studio – potresti consigliare il ballo come attività da fare per affrontare al meglio l’università.

 

Danza per affrontare l’università: quale scegliere?

Liscio? Rock acrobatico? Tango? Che tipo di danza suggerire a chi si appresta all’università? La risposta è – necessariamente – aperta perché non c’è una ricetta uguale per tutti. Alcuni tipi di danza sollecitano aspetti del carattere come il romanticismo (valzer), l’estroversione (rock) o la sensualità (danze latinoamericane e tango); altre stimolano la disciplina (classico) o l’apertura mentale (contemporaneo); altre ancora hanno l’effetto primario di liberare le tensioni somatiche (hip-hop). Ogni persona deve trovare la propria strada danzante, dal semplice ballare in discoteca col proprio gruppo, al seguire veri e propri corsi. Quest’ultimo caso è potenzialmente preferibile perché presenta un percorso strutturato e annovera il confronto con figure di riferimento qualificate che possono sia guidare nei movimenti giusti, sia sostenere nei momenti in cui la motivazione scarseggia.

 

Al di là di tutto e sopra ogni altra cosa, ballare è un toccasana perché è divertente. “Balla che ti passa” non è solo un motto, è una grande verità universale!