Meno 100 giorni al 7 gennaio. È ora di riflettere sull’Intelligenza Artificiale in classe!

Mancano 100 giorni a domenica 7 gennaio 2024, data particolare per l’intelligenza artificiale perché 70 anni prima ebbe luogo una delle più suggestive milestone dell’AI: l’esperimento di Georgetown.

È del 1950 l’articolo in cui Alan Mathison Turing aveva pubblicamente posto la domanda “Can machines think?“; l’anno successivo fu coniato il termine “Intelligenza Artificiale“; milestone simbolica del settore. Oggi le domande sono le medesime di Turing e la preoccupazione si sposta sulla necessità di tracciare confini etici e normativi.

E… proprio questa data è l’occasione giusta per riflettere sul futuro dell’educazione nell’era dell’intelligenza artificiale. Ma torniamo al 7 gennaio 1954…

 

L’esperimento di Georgetown

Su una macchina che all’epoca era il top assoluto (l’IBM 701) andò in scena una traduzione automatica dal russo all’inglese con un algoritmo che gestiva 250 parole e 6 regole grammaticali. Così l’IBM riportava l’evento: “Brevi dichiarazioni su politica, diritto, matematica, chimica, metallurgia, comunicazioni e affari militari sono state presentate in russo dai linguisti dell’Istituto di lingue e linguistica dell’Università di Georgetown al famoso computer 701 della International Business Machines Corporation. E il gigantesco computer, in pochi secondi, ha trasformato le frasi in un inglese facilmente leggibile”.

Il tutto avvenne con un operatore che inserì manualmente oltre 60 frasi nel sistema, che tradusse e stampò le traduzioni in inglese. Inutile dire che questa dimostrazione roboante ebbe un ruolo fondamentale per gli investimenti nello sviluppo della linguistica computazionale. Si era lontani dalla complessità dei sistemi attuali ma l’impatto sull’opinione pubblica fu deflagrante.

 

Ma… la percezione dell’Intelligenza Artificiale, dei suoi rischi e delle opportunità, è universale?

Dicevamo, sopra, che dall’epoca di Turing le domande che ci poniamo in relazione all’Intelligenza Artificiale non sono poi cambiate. C’è però una questione che è interessante mettere all’ordine del giorno: la percezione dell’IA è uguale in ogni cultura? Decisamente no. L’ottimismo prevale in Asia, Europa, Nuova Zelanda e Arabia Saudita ma in molte regioni dell’Africa e in Asia meridionale c’è grande preoccupazione. Inoltre, in alcuni paesi (fra cui i paesi scandinavi) sorgono timori sulle potenziali distorsioni discriminative degli algoritmi.

 

Intelligenza Artificiale: cosa aspettarsi nel 2024

L’Italia ha una propria agenda di sviluppo, rappresentata dal Programma Strategico Intelligenza Artificiale 2022-2024 che prevede “ventiquattro politiche da implementare per potenziare il sistema IA attraverso creazione e potenziamento di competenze, ricerca, programmi di sviluppo e applicazioni”.

Più in generale uno dei settori su cui è possibile aspettarsi innovazioni è proprio quello dell’istruzione. Dagli ambienti di apprendimento alle app di study-coaching l’anno che verrà avrà di che stupirci! E poi, significativi potranno essere gli avanzamenti su trasporti, sanità, automazione dei processi e addirittura finanza. Dall’esperimento di Georgetown un bel po’ di passi avanti sono stati fatti!

 

Intelligenza artificiale e istruzione scolastica

L’IA è innanzitutto materia di studio. Si tratta di un settore affascinante che diventa centrale sia per approcci monodisciplinari, sia per analisi “cross”; di Intelligenza Artificiale si parla infatti in termini filosofici, psicologici, sociologici, giuridici, tecnologici, economici e – ovviamente – informatici.

IA vuol però dire anche qualcosa di diverso: influenza su insegnamento e apprendimento. Sono molte, infatti, le possibili declinazioni nell’ambito della scuola e dell’università, e pensare solo a Chat GPT non aiuta a farsi un’idea del quadro d’insieme. Proviamo allora a dare qualche spunto:

la verifica del plagio

iniziamo con uno dei problemi che affligge alcuni settori della popolazione studentesca, vale a dire il copia-e-incolla. Se le tecniche di “plagio” sono sempre più sofisticate, anche gli strumenti di controllo crescono e diventano sempre più affidabili, consentendo un controllo accurato anche delle manipolazioni ad-hoc su testi presenti in rete.

 

le esigenze speciali

grazie all’IA è possibile gestire in maniera molto più accurata i bisogni speciali di singole persone o gruppi. La cosiddetta Assistive Technology rappresenta un valido supporto e un ottimo strumento di accessibilità per chi, altrimenti, potrebbe rischiare di rimanere escluso.

 

la creazione dell’orario scolastico

anche se a qualcuno può sembrare cosa da poco, sfruttare l’Intelligenza Artificiale per generare l’orario scolastico è qualcosa che può semplificare – e di molto – la vita all’interno di un istituto.

 

l’aggregazione di dati

ogni insegnante sa bene quale sia il livello di apprendimento di ciascun componente della propria classe. Poter però lavorare confrontando i dati di interi plessi, annate, territori, può aiutare a comprendere fenomeni di portata più ampia e generalizzata, adeguando l’azione didattica.

 

l’insegnamento personalizzato

grazie ai tool di IA ogni insegnante può avere un supporto sempre disponibile per strutturare percorsi individualizzati per ciascun studente o studentessa, anche a fronte di un numero elevato di classi da gestire.

 

lo sviluppo collaborativo

per capire le potenzialità dell’IA in classe è opportuno cambiare paradigma di pensiero; abbiamo visto come i fenomeni dell’Intelligenza Artificiale possano essere oggetto di studio o come le applicazioni possano essere sfruttate per avere un supporto, ma se spostiamo lo sguardo è possibile intravedere anche altre possibilità. Per esempio, i tool stessi dell’IA possono essere usati assieme per affrontare compiti collettivi, progettare in gruppo, trovare soluzioni originali.