È una delle parole più in voga degli ultimi tempi e indica uno stato dell’essere che implica curiosità, brillantezza e una certa attitudine all’annoiarsi con facilità. Come capita spesso per teorie e concetti affascinanti, il riconoscersi nella multipotenzialità ha però un lato B: rischia di essere un alibi. Cerchiamo di capire un po’ meglio cosa significa essere multipotenziali e quali sono le buone prassi per assecondare (o fronteggiare) questa modalità.

Mi contraddico?
Molto bene, allora, mi contraddico,
sono largo, contengo moltitudini.

Song of myself – Walt Whitman

La definizione di multipotenzialità

Il concetto risale agli anni Settanta e fu introdotto da Ronald H. Fredrickson, all’epoca docente all’Università del Massachusetts, nel saggio Recognizing and Assisting Multipotential Youth (1972). Successivamente l’idea viene trattata in un paper su orientamento e consulenza di carriera. Fredrickson definisce così le persone multipotenziali: “qualsiasi individuo che, se dotato di un ambiente appropriato, può selezionare e sviluppare un gran numero di competenze a un livello elevato” ed elabora una procedura in 5 passi per un approccio corretto alla consulenza orientativa per persone multipotenziali:

  1. preparazione
  2. consapevolezza
  3. esplorazione
  4. test di realtà
  5. conferma.

Nel lavoro di Fredrickson si mette in luce come “un individuo multipotenziale può scegliere in modo del tutto casuale la propria vocazione e poi cercare di acquisire le qualifiche e le competenze che consentiranno di avere successo in quel settore” ma anche che “più alta è l’istruzione raggiunta, meno variabilità si rileva nella scelta professionale”.

Il ritorno della multipotenzialità

Accantonato per qualche decennio, il paradigma della multipotenzialità è tornato in primo piano con il TED di Emilie Wapnick del 2015 dal titolo “Perché alcuni di noi non hanno un’unica vera vocazione“. La Wapnick individua i 3 “superpoteri” legati alla multipotenzialità:

  1. la sintesi di idee innovative dovuta alla capacità di trovare intersezioni fra campi diversi
  2. la rapidità di apprendimento
  3. l’adattabilità.
Lo studio verticale e la multipotenzialità

Perché la multipotenzialità è popolare proprio oggi?

Anche se non è così immediatamente identificabile, il fatto che la multipotenzialità sia popolare deve molto a Internet. Prima della rete, infatti, la narrazione imperante era quella della specializzazione, che arrivava a identificare una persona con la propria professione: “Giorgio è un postino”, “Antonella è una docente universitaria”, “Matteo è un massaggiatore”. Ebbene, se prima si era ciò che si faceva, con la rete l’identità ha vissuto uno sblocco e Giorgio, che fino a poco tempo prima era un portalettere e basta, oggi può essere anche un esperto riconosciuto di musica rock; Antonella, smessi i panni accademici può essere un’apprezzata pasticcera; Matteo un insegnante di latino-americana. Internet ha fatto sì che queste identità “aggiuntive” rispetto a quella principale, potessero trovare una dimensione sociale grazie al fatto che la rete permette di essere in contatto con persone da interessi affini ai propri. Potersi confrontare con altre persone, magari in altre parti del mondo, con cui si condividono passioni, talenti e interessi, ha permesso – a livello generalizzato – di avere quel riconoscimento sociale che “equilibra” l’identità troppo spesso confinata al lavoro.

La multi-identità è corroborata, per esempio, anche da quel tratto che Ipsos Flair 2024 definiscepluralizzazione delle personalità“. Da non trascurare anche il fatto che sempre più si sviluppano sensibilità e attenzione verso quelle caratteristiche individuali che solo pochi anni fa erano diffusamente percepite come “diversità” (o addirittura “anomalie”) e che oggi sono pura “normalità”. Infine, un dato epocale: nel mondo del lavoro c’è sempre più bisogno di figure con uno sguardo globale e interdisciplinare sulle cose, anche perché governare la complessità è difficile se ci sono solo competenze specialistiche.

Ecco allora che il concetto di multipotenzialità, può essere compreso e accettato oggi come non mai.

 

Specializzazione VS multipotenzialità

Fino a poco tempo fa, quando l’idea di multipotenzialità era considerata “originale”, la convinzione diffusa era che ogni persona avesse una sola vocazione, fosse cioè nata per fare una sola cosa. Appresa culturalmente, questa convinzione era considerata alla stregua di un assioma e non veniva messa in discussione; ergo, chi non rientrava in questo schema, perché non riconosceva in sé la prevalenza di una sola attitudine o passione, faticava a adattarsi alla “specializzazione”. Poteva capitare che chi si sentiva pervaso da una pluralità di passioni, pensasse di essere in errore, addirittura che ci potesse essere un problema relativo alla propria identità. Capire e accettare una condizione di multipotenzialità ha permesso a molte persone di non sentirsi “sbagliate”, e a tutte le altre di accogliere una modalità altra da sé ma ugualmente valida. Il fatto che la multipotenzialità sia così popolare, equivale quindi a un’occasione per l’intera collettività.

Rimane però valida e altrettanto legittima la specializzazione, che ha permesso di sviluppare conoscenze approfondite su discipline specifiche, garantendo benessere e vantaggi per tutti.

 

Studio verticale e studio multipotenziale

Se ti piace la matematica, se impazzisci per la biologia o la linguistica, hai ben presente cosa significhi passare ore sui libri e non sentire la fatica. Il metodo che la tua personalità porta con sé ti aiuta, del resto, a studiare con sistematicità anche le materie per cui non provi una passione strabordante. Se invece ti infiammi per un singolo aspetto di una disciplina, ti immergi nella sua conoscenza e poi senti che è il momento di passare ad altro, è possibile che tu incarni la multipotenzialità. Se davvero sei multipotenziale, è importante che tu prenda in mano ciò che ti annoia, sia per ovvie questioni di sopravvivenza scolastica, sia perché conoscere nozioni e informazioni di ciò che non ti stimola, potrebbe far scattare altre scintille (e tu sai bene di cosa parliamo).

Trovare un metodo di studio può essere dura se hai le caratteristiche della multipotenzialità, ma devi fare uno sforzo perché come puoi ben comprendere imparare a imparare (io cosiddetto deuteroapprendimento) è necessario. Una prospettiva che ti consideriamo di valutare è questa: come posso usare la cosa che dovrei studiare e che mi annoia, per arricchire la cosa che mi piace? Vuoi un esempio? Ecco qua: se adori disegnare, dipingere e illustrare ma trovi ardua la statistica, prova a pensare a quante cose belle potresti fare trasformando la statistica in infografiche. Non ti basta? Eccone un altro: se ti batte il cuore per il cinema ma fatichi a comprendere la fisica, pensa a come potrebbe aiutarti nella gestione di luce e inquadrature approfondire l’ottica. Se riesci nell’esercizio creativo di trasformare ciò che non ti esalta in qualcosa che può dare valore a quello che ami, beh… gran parte del lavoro è fatto. Al di là di questo espediente, trovare il tuo metodo di studio è davvero importante, è una cosa su cui vale la pena di spendere tempo ed energie.

Altri consigli per multipotenziali sono:

  • le mappe mentali (utili a creare rappresentazioni spazio visuali della conoscenza e a organizzarla in categorie)
  • la concentrazione dello studio su unità di conoscenza (le persone multipotenziali amano “abbuffarsi” di singoli argomenti che le esaltano), in modo da esaurire la fame di conoscenza ed essere pronti per passare ad altro.

 

Multipotenzialità e orientamento

Se le attività di orientamento sono fondamentali per chi si riconosce in un’unica passione e attitudine, perché spesso la concretezza del lavoro di un orientatore o di un’orientatrice illumina aree inesplorate del futuro, per chi è multipotenziale l’orientamento è addirittura indispensabile. L’orientamento, infatti, aiuta a trovare una propria strada anche quando si sente che le strade sono molte, forse troppe. Con un buon lavoro di orientamento, scegliere un corso di laurea adatto alla multipotenzialità è possibile. Continua a seguire le proposte di Orientazione e le attività di CISIA per cogliere al volo l’occasione di confrontarti con i tuoi mille futuri possibili 😉

 

Multipotenzialità: una caratteristica e non un alibi

Essere multipotenziali significa avere tante passioni, conoscere tante cose, saperne fare altrettante, essere in grado di cogliere relazioni originali tra fatti, gioire imparando. Ma, come detto, significa anche noia; quella noia (o semplicemente un drastico calo di interesse) che prende all’improvviso per lasciare spazio a nuovi entusiasmi. Diciamolo: chi non vorrebbe riconoscersi in questa figura un po’ folle e un po’ genialotta che riecheggia il “dotto” rinascimentale? Volersi riconoscere in alcune caratteristiche è però differente rispetto a possederle realmente. Se non hai voglia di studiare e fatichi a impegnarti, non significa che tu sia multipotenziale; se ti annoi facilmente idem. Magari hai semplicemente bisogno di trovare la tua strada (la vocazione con la V maiuscola), incontrare la materia o l’insegnante giusto che ti stimoli ma non è detto che tu possieda una personalità multipotenziale.

Monopassionalità o multipotenzialità sono semplici caratteristiche, né l’una né l’altra sono sbagliate, o limitanti. Accogli con amore ciò che sei veramente e fatti aiutare a individuare la strada giusta. E… importantissimo: multipotenziale non significa più intelligente!

 

Le difficoltà delle persone multipotenziali

Terminiamo con un accenno alle difficoltà di chi è multipotenziale. Già accennato al fatto che solo pochi anni fa la situazione era davvero poco rosea, essendo ancora oggi preponderante il paradigma della specializzazione “verticale”, non sempre è facile sentirsi a proprio agio nei panni della multipotenzialità.

  • la difficoltà a riconoscersi in un gruppo
    geometri, ingegneri, insegnanti, motociclisti… chi è multipotenziale non riesce a etichettarsi e fa fatica a sentirsi parte di un gruppo accomunato da una sola passione o una sola attività
  • la difficoltà a essere riconosciuti
    la caratteristica della multipotenzialità, specie in alcuni ambiti di lavoro, è considerata un limite e il grande potenziale di queste persone viene spesso sottovalutato
  • l’isolamento
    non si tratta di un isolamento sociale, sia chiaro, quanto la mancanza di opportunità di essere compresi; per esempio, nella “lettura” di un fenomeno la persona multipotenziale riesce individuare cause, concause o legami che l’ottica specialistica non percepisce e che quindi rifiuta, classificando tutto come inesistente
  • l’autostima
    la personalità multipotenziale può soffrire della cosiddetta “sindrome dell’impostore”, avere cioè dubbi sulle proprie capacità e sul proprio valore (perché rischia di sentirsi non-esperta).

Verticalità e multipotenzialità: il modello a “T”

Appendice doverosa rispetto al titolo di questo post: perché parliamo di verticalità? Come ci spiegherebbe bene George Lakoff, la metafora della verticalità ci lascia intuire al meglio l’idea di qualcosa che si concentra in un solo punto, e rappresenta perfettamente la personalità specialistica. Il modello a “T” (T-Shaped knowledge) è un modello che, attraverso una metafora visiva, illustra il sapere di due tipologie di persone: quelle specialistiche (la parte verticale della T) e quelle multipotenziali (la parte verticale della T); opponendo la conoscenza profonda di una materia e la competenza in varie discipline.

Il modello a

Multipotenzialità in classe: qualche consiglio per insegnanti

Varietà, varietà e ancora varietà. Questo il consiglio più importante se in classe si hanno ragazzi o ragazze multipotenziali. Affrontare lo stesso tema sotto angolazioni diverse è un buon modo di offrire varietà senza penalizzare le personalità specialistiche. Ecco quindi, per esempio, che una lezione sulla Colonna infame si arricchisce di storia (sbocco comunque naturale dell’opera di Manzoni) di medicina (approfondendo o incaricando la classe di approfondire la peste e le sue terapie), grafica (esplorando lo stile delle illustrazioni), tecnica (studiando la stampa a caratteri mobili e i metodi di incisione con cui si realizzavano i libri), geografia e altro ancora.