La risposta è NO, anzi, laureandoti puoi moltiplicare i tuoi futuri!

 

Abbiamo esplorato poche settimane fa un tema rilevante, quello della (presunta) dicotomia fra studio verticale e multipotenzialità, vogliamo adesso lo sguardo in avanti, proiettandoci dapprima al momento della tua discussione di tesi e poi negli anni successivi, quelli in cui svilupperai ancor di più il tuo potenziale immergendoti nel mondo del lavoro.

 

VUCA e BANI: teorie dell’oggi per capire il domani

Un buon metodo per immaginare il futuro che sarà, e farlo in maniera “plausibile”, è partire da ciò che siamo oggi. Fra le teorie più accreditate quella che descrive il nostro come un tempo VUCA e quella che lo disegna come BANI. Cerchiamo di conoscerle un po’ meglio.

 

VUCA: Volatility, Uncertainty, Complexity, Ambiguity

Con questo ormai popolare acronimo si descrive la contemporaneità come pervasa da volatilità, incertezza, complessità e ambiguità. Coniato negli anni Ottanta, VUCA sosteneva l’idea che imprese e leader dovessero incarnare caratteristiche di reattività e flessibilità per sopravvivere con successo a tempi mutevoli, difficili da comprendere e pieni di pulsioni contrastanti. Se presente e futuro sono VUCA, allora il cambiamento rappresenta la normalità e per andare avanti è necessario essere agili, avere una forma-mentis adatta alla mutevolezza.
Curiosità: esiste una versione 2.0 del modello VUCA, in cui la sigla è composta da Vision, Understanding, Courage, Adaptability (ovvero visione, comprensione, coraggio, adattabilità).

 

BANI: Brittleness, Anxiety, Non-linearity, Incomprehensibility

Si tratta di un’evoluzione del modello VUCA: Brittleness, Anxiety, Non-linearity e Incomprehensibility (Fragilità, Ansia, Non linearità e Incomprensibilità). Secondo il paradigma BANI:

  • “la fragilità emerge dalla dipendenza da un singolo punto critico di fallimento” e “spesso deriva dagli sforzi per massimizzare l’efficienza, per strappare ogni ultimo frammento di valore – denaro, potere, cibo, lavoro – da un sistema”
  • “in un mondo ansioso ogni scelta appare potenzialmente disastrosa”
  • “in un mondo non lineare, causa ed effetto sono apparentemente disconnessi o sproporzionati”
  • “cerchiamo di trovare risposte ma le risposte non hanno senso”.

“Sta accadendo qualcosa di enorme e potenzialmente travolgente. Tutti i nostri sistemi, dalle reti globali del commercio e dell’informazione alle connessioni personali che abbiamo con i nostri amici, famiglie e colleghi, tutti questi sistemi stanno cambiando, dovranno cambiare. Fondamentalmente. Completamente. Dolorosamente, a volte.

È qualcosa che potrebbe aver bisogno di un nuovo linguaggio per essere descritto. È qualcosa che richiederà sicuramente un nuovo modo di pensare per essere esplorato”.

Agilità, apertura mentale, empatia e la cura delle cosiddette soft skills sono i requisiti per non soccombere in un mondo BANI.

 

Il ruolo delle scelte nella creazione del futuro

Senza entrare in una discussione – che sarebbe qui fuori luogo – di stampo filosofico, possiamo riflettere sul ruolo che le scelte hanno nel determinare il futuro. C’è però una metafora da affinare, se la seduttività del “modello sliding doors” è decisamente ammaliante, la precisione simbolica non lo è altrettanto. Sliding doors significa occasioni uniche da prendere al volo, chance che non si ripresentano mai più; forse non è proprio così… Forse la metafora più adatta per visualizzare il ruolo delle scelte nella creazione del futuro è quella della carta geografica, una mappa in cui si conosce il punto di partenza; ebbene, ogni scelta può determinare il punto di arrivo ma è anche probabile che determini, invece, semplicemente il tragitto necessario per arrivare in una determinata area. Sì, forse in tempi VUCA o BANI, la metafora più adatta è quella che fa coesistere lo schema aut-aut con uno schema più incerto, in cui non è in discussione la meta ma semplicemente il percorso, in cui non c’è un punto d’arrivo ma un’area di destinazione. Destino aperto e destino chiuso sono, infatti, entrambe possibilità.

 

Le scelte intertemporali e il futuro

Ci sono scelte, definite “intertemporali”, che hanno effetti positivi e tangibili dopo molto, molto tempo. Studiare all’università può essere una di queste, quantomeno se la si guarda solo dal versante ottenimento della laurea – avvio della carriera lavorativa. C’è però un modo per cambiare la prospettiva, è quello di considerare non lo scopo finale ma tutto ciò che si incontra negli anni di studio: persone, sfide, conoscenza, crescita, occasioni, esperienze… Insomma, anche chi non ha un carattere adatto a fare scelte intertemporali, può investire sul futuro semplicemente cambiando prospettiva.

 

La percezione del fallimento è la chiave di volta per costruire il futuro?
La chiave di volta è probabilmente il modo in cui si percepisce l’errore: a volte sono proprio le scelte sbagliate ad aprire la strada di un futuro radioso, perché dagli errori si impara, perché integrare un errore nel proprio percorso significa essere resilienza, antifragilità, essere cioè adatti a tempi come quelli che stiamo vivendo.

 

Come ipotizzare il futuro con un cono

Il cono dei futuri

Tra le varie teorie che tentano di incardinare l’evoluzione dei fatti, delle persone e della storia stessa in schemi comprensibili, c’è quella del cono dei futuri.

Il cono dei futuri, partendo dal futuro potenziale (tutto ciò che può accadere), identifica:

  • i futuri assurdi
    ciò che potenzialmente può accadere ma si ritiene impossibile
  • i futuri possibili
    ciò che prima o poi “potrebbe” accadere (la videochiamata, per esempio, era impossibile da realizzare alcuni decenni fa ma si intuiva che prima o poi sarebbe divenuta realtà)
  • i futuri plausibili
    ciò che ragionevolmente pensiamo possa accadere (sulla base di ciò che conosciamo)
  • il futuro previsto
    la perfetta continuazione del passato attraverso il presente (“tutto rimarrà così, niente cambierà”)
  • i futuri probabili
    ciò che riteniamo accadrà realmente, qualcosa di più probabile rispetto ai futuri plausibili
  • i futuri preferibili
    ovvero tutto ciò che desideriamo che accada e che vorremmo contribuire a realizzare.

Questa metafora visiva rende bene l’idea di quanto spazio tu abbia per determinare il tuo futuro.

 

Ma quindi: scegliere un corso di laurea è limitare i futuri possibili?

No, è moltiplicarli! Lo è per un motivo semplice e oggettivo: acquisire conoscenze amplia le possibilità. La conoscenza e il diploma stesso di laurea sono elementi in più che ti consentono di adattarti e di adattare i tuoi futuri. Avere strumenti in più arricchisce, sempre, non impoverisce ma moltiplica le possibilità (così come lo fanno le situazioni e le persone che si incontrano nell’esperienza universitaria)!

Sulla base di tutto questo non possiamo che invitarti ad accogliere, fra gli strumenti che avrai per incidere sul tuo futuro, lo studio universitario. Scegli in libertà, tieni presente i consigli che ti arrivano dalle attività di orientamento e poi buttati a viso aperto verso il tuo domani, con la certezza che ogni giorno, ogni ora, ogni minuto che passerai fra le mura accademiche o sui libri, sarà un passo memorabile, qualcosa che in futuro ricorderai con gioia e – soprattutto – gratitudine.

 

Il peso del presente sull’evoluzione del futuro

Tutto bello sin qui, non trovi? Ma… se ci sono gravi situazioni di disagio, sofferenza, povertà o malattia, esiste davvero la possibilità di incidere sul proprio futuro? La risposta è sì, la possibilità di incidere sul proprio futuro esiste anche quando il punto di partenza è una situazione poco felice. Senza nulla togliere alla pesantezza che il presente può avere sul futuro, è sempre possibile fare piccoli step di avvicinamento verso il futuro che si desidera. Come ebbe a dire qualcuno, un piccolo passo non ti fa arrivare alla meta, però ti allontana dal posto in cui sei. Fra le agevolazioni da segnalare, sia gli sportelli di sostegno psicologico presenti in moltissime scuole e università, sia le aziende regionali per il diritto allo studio.