In occasione della Settimana della Musica a Scuola, dal 9 al 14 maggio si è parlato della musica come fattore che favorisce il processo di apprendimento e formazione in età scolastica.

La settimana-evento organizzata dal Ministero dell’Istruzione – Comitato nazionale per l’apprendimento pratico della musica per tutti gli studenti con la collaborazione di INDIREda diversi anni dedica giornate dense di rassegne, incontri, seminari all’importanza della musica nel processo di insegnamento e formazione.

In occasione della manifestazione di quest’anno, INDIRE ha organizzato la XXXIII Rassegna “La musica unisce la scuola” con l’obiettivo di condividere video e progetti musicali realizzati durante l’anno dalle classi di primo e secondo ciclo e dai loro docenti. Come riportato nel regolamento le performance hanno riguardato musiche di ogni epoca, stile e genere, attività di sound landscape, sound engineering e sound videoart realizzate in forma interdisciplinare.

Se prima del 2020 gli eventi si svolgevano a rotazione nelle diverse scuole, a causa della crisi pandemica si è presentata la necessità di tenere le rassegne interamente online, sul portale Indire. L’accesso libero agli eventi in modalità online ha allargato il pubblico partecipante, coinvolgendo artisti, pedagogisti, educatori e performer.

Oltre alla condivisione e alla premiazione dei lavori di studenti e studentesse di tutta Italia, obiettivo della rassegna è diffondere tra i docenti, tramite momenti di formazione, pratiche didattiche innovative relative all’apprendimento musicale a scuola. L’ascolto di canzoni contemporanee e l’analisi della composizione del testo possono agevolare lo studio della lingua in continuo mutamento, aiutare a capire la metrica, mentre l’ascolto di brani in lingua straniera può facilitare l’insegnamento delle lingue.

Gli effetti della musica

Gli studi sugli effetti benefici della musica hanno assunto negli anni sempre più importanza nella comunità scientifica e anche in Italia lo scenario è in fermento, basti pensare che la World Federation of Music Therapy, nata a Genova nel 1985, è oggi l’unica organizzazione professionale mondiale che rappresenta la musicoterapia e agisce in varie aree del mondo.

La musica cura, allevia le emozioni negative, agisce sui disturbi dell’umore, favorisce i rapporti interpersonali. Come riportato sul sito del Comitato:

Un cittadino più musicale […] saprà scegliere con cura cosa ascoltare, le parole da usare, i luoghi dove abitare e incontrarsi; avrà più fiducia in sé e nelle proprie capacità creative e professionali. La musica può avere, inoltre, effetti positivi già nei primi anni di vita, sostenendo la crescita cognitiva”.

La musica: una “spinta” per imparare

Diverse ricerche hanno dimostrato che la musica, ascoltata in particolari momenti, può dare una motivazione a imparare meglio. La musica viene percepita come ricompensa neurobiologica, come tale è in grado di fornire la “spinta” per apprendere nuove informazioni; in pratica la musica diventa un “premio” assolutamente piacevole che rinforza l’apprendimento (il meccanismo di soddisfazione-ricompensa è uno dei più potenti in natura).

C’è una spiegazione a livello fisiologico: una ricerca canadese pubblicata su PNAS ha rilevato che il ritmo della musica influenza alcune aree del cervello, come quella associata all’elaborazione del piacere.

Attraverso esperimenti basati sull’ascolto di musica piacevole o suoni sgradevoli, i ricercatori sono riusciti a determinare quello che viene chiamato “errore di previsione”: un processo importante per l’apprendimento, quando il cervello riceve una ricompensa inattesa – in questo caso l’ascolto di musica piacevole – viene rinforzato il comportamento che lo porta a quella specifica fonte di piacere.

Un prezioso contributo viene da chi studia le basi neurobiologiche della cognizione: Alice Mado Proverbio scienziata e professoressa associata del dipartimento di psicologia dell’Università degli Studi di Milano Bicocca, che ha tenuto un webinar dedicato agli “Effetti dell’educazione musicale sullo sviluppo del cervello e della mente”.

La professoressa ha spiegato come l’esperienza musicale sia complessa perché coinvolge diversi sensi (udito, vista, tatto): imparare a suonare significa sviluppare nuove connessioni cerebrali, connessioni che possono persistere per tutta la vita.

Immagini del cervello con aree colorate in modo diverso a seconda dell'intensità di studio della musica

Come si vede nel grafico estratto dal video, suonando si creano effetti nel cervello e all’aumentare delle ore di studio/pratica, le connessioni si sviluppano.

Nello specifico, dagli studi condotti, è emerso che ascoltando la musica la regione del cervello che codifica i suoni si attiva, ma soprattutto si allarga, creando un connessioni sinaptiche che favoriscono lo sviluppo di abilità quali:

  • la capacità fonologica e di lettura
  • l’analisi del ritmo
  • l’abilità motoria e la memoria di lavoro
  • la coordinazione visiva e motoria
  • l’attenzione e le capacità di pianificazione
  • la velocità della trasmissione delle informazioni nel cervello.

Abilità – in particolare quest’ultima – che partecipano alla capacità di apprendere e imparare!

Alice Mado Proverbio ha testimoniato il fatto che diffondere pratiche di insegnamento musicale nelle scuole, o semplicemente motivare e favorire l’attitudine musicale dello studente, può avere risvolti positivi per la sua formazione, per lo studio e per le scelte che potrà compiere per il futuro professionale.