Uno degli aspetti da non trascurare quando si sceglie un corso di laurea è quello della sua spendibilità sul cosiddetto “mercato del lavoro”, ma molto è cambiato…

 

I lavori del futuro: non solo lauree ma competenze trasversali

Eh sì, ancor prima di escludere corsi di laurea perché supponi che non ti sarà possibile andare a fare un determinato mestiere, considera questo: le università si evolvono, i corsi di laurea crescono, ciò che si impara è sempre più adeguato al mondo odierno, che richiede una continua rielaborazione dei saperi e delle competenze. Qualsiasi laurea potrà darti sbocchi lavorativi che nemmeno riesci a immaginare.
Proprio dalle competenze è opportuno partire: cosa si intende quando di parla di “competenze”? Il Parlamento Europeo nel 2008 tenta di definirle così: “Comprovata capacità di utilizzare conoscenze, abilità e capacità personali, sociali e/o metodologiche, in situazioni di lavoro o di studio e nello sviluppo professionale e personale”; il Grande G (Google) ne parla in questi termini: “Piena capacità di orientarsi in un determinato campo”. La parola ha origini latine e contiene in sé tutto ciò che serve per capirla a fondo, raccoglie infatti il concetto di “incontro” e quello di “direzione verso un obiettivo”: le competenze sono quindi le capacità di operare per inseguire una direzione o un risultato ma sono tanto più elevate quanto più sanno cogliere e integrare puti di vista diversi.
In un futuro sempre più connesso, in cui i confini fra le discipline potrebbero spostarsi o sfumare, è proprio questo che devi considerare:

  • dovrai conoscere bene ciò che hai studiato
  • dovrai saper fare
  • dovrai poter interagire con altre persone e altri metodi
  • dovrai essere in grado di aggiornarti
  • dovrai conoscere e integrare strumenti diversi da quelli del tuo mestiere, inserendoli nella tua routine.

Per capire meglio basta un esempio banale: per svolgere oggi il mestiere di architetto o architetta è necessario saper usare con padronanza diversi strumenti informatici. Le competenze informatiche sono necessarie per qualsiasi professione, anche se niente hanno a che fare con il nucleo di determinati mestieri. Stessa cosa per chi vuole svolgere il lavoro di ortopedico o per le aspiranti astronome, idem per la professione di giornalista o per quello di docente. Al di là dell’uso del computer, un po’ tutti i mestieri si arricchiscono con nuove competenze che diventano sempre più necessarie: chi vuol diventare chef deve avere almeno qualche competenza di marketing, chi vuol fare carriera nella ricerca deve essere in grado di leggere, scrivere e parlare bene in inglese.
Il futuro è proprio questo: partire da un nucleo di conoscenze e abilità, aprendosi e arricchendosi ad altre visioni.

 

I lavori del futuro: i grandi processi in atto

Fra gli indizi che possono aiutarti a capire quali saranno gli ambiti con maggiore possibilità di impiego nel futuro c’è il monitoraggio dei grandi processi che proprio di questi tempi sono in atto.
Il primo è sicuramente quello dei Big Data, che chiederanno al mercato delle professioni figure tecniche e figure in grado di trasformare i dati in informazioni utili alle decisioni (Data Scientist). Fra gli altri megatrend quello della sostenibilità (che avrà bisogno di figure tecniche ma anche progettuali e specializzate nella divulgazione), quello dell’innalzamento dell’età media delle persone, quello dei servizi di cybersicurezza, ma anche i segnali deboli di cui abbiamo già parlato proprio qui su orientazione sono da considerare.

 

I lavori del futuro: le lauree a più alto tasso di occupazione

Le lauree dell’area STEM (Science, Technology, Engineering e Mathematics), le lauree economiche, gli ambiti ingegneristici sono tradizionalmente percorsi ad alto tasso di occupazione. Tutto il resto degli studi è però altrettanto interessante a livello di sbocchi professionali, pensa soltanto alla rivoluzione che negli ultimi mesi ha fatto irruzione nel dibattito pubblico: ChatGPT, l’ascesa di questo tipo di intelligenza artificiale sblocca enormi possibilità di lavoro per figure che si specializzino in diritto digitale, psicologia, filosofia
Insomma, non c’è per forza un ambito o un corso di laurea da privilegiare, c’è soprattutto un percorso consapevole da fare assieme al corpo docente, arrivando a unire attitudini, passioni e spendibilità del titolo.
Andiamo di nuovo per esempi: nel 2031 in Italia circa metà della popolazione sarà over 50; gran parte di queste persone saranno attive, piene di interessi e desiderose di vivere appieno la vita. Se osservi questo dato con gli occhi dei corsi di laurea che (erroneamente) sono considerati meno appetibili dal mondo del lavoro, puoi costruire percorsi originali e proficui in qualsiasi disciplina che desideri studiare: la cosiddetta Silver Economy è un’opportunità interessantissima sotto ogni orizzonte professionale; gli over 50 infatti saranno sempre più vivaci, sempre più alla ricerca di servizi, prodotti, consulenze e attività. Dalla medicina sportiva per “non giovani” al coaching di transizione carriera-pensione, alle specializzazioni dietetico-salutistiche, all’organizzazione culturale, ai servizi turistici e alla stessa proposta di studi accademici, potrebbe aprirsi un universo di possibilità per qualsiasi tipo di laurea.

 

La laurea del futuro: quella che ti fa stare bene

Studiare ciò che ami ti fa stare bene, considerando fenomeni come la great resignation, il quiet quitting e il recente conscious quitting, studiare invece ciò che non ti piace è qualcosa da evitare, a meno che a spingerti non siano questioni contingenti. In questo ultimo caso è forse da suggerire una buona gestione del tempo-extra-studio per portare avanti in parallelo la pratica o l’approfondimento di ciò che ti fa stare davvero al top e in cui ti senti al massimo della realizzazione.