Dalla celebre Ice Bucket challenge del 2014 in poi, i social si sono riempiti di sfide. Questo trend abbraccia anche lo studio, lo sapevi?

 

Sgomberiamo subito il campo: qui non parleremo delle dangerous challenge, sfide social in cui si rischia di farsi male.

Sfide sui social: perché?

È l’adolescenza uno dei terreni più fertili per le challenge, si tratta dell’età della vita in cui si sperimenta, si scoprono parti di sé, ci si confronta con il fatto di non essere onnipotenti. Se si unisce questo al fatto che le sfide a volte sono “prove che bisogna affrontare per poter entrare a far parte di un gruppo o di una community” si può comprendere come e perché tra ragazzi e ragazze in età scolastica, questo fenomeno attecchisca con facilità. Quando si è giovani si tende, in modo naturale, a volersi distinguere per poter affermare la propria individualità, e uno dei timori è la mancanza di accettazione. Insomma, se c’è qualcuno su cui questo tipo di attività ha presa, sono proprio i tuoi alunni e le tue alunne, che vogliono provare a sé e al gruppo dei pari, di essere ok, di potercela fare.

Oltre alla dimensione psicologica, per gli adolescenti c’è anche una questione cerebrale: il cervello a quell’età va maturando e ha un bisogno più marcato di stimolare i sistemi legati alla produzione di dopamina e noradrenalina.

Le social challenge sono talmente popolari e diffuse che alcuni progetti scolastici le hanno usate come metodo per stimolare gli UGC (User Generated Content) a tema ambientale.

Study with me: una tendenza che cresce da anni

Se qualcuno si preoccupa (giustamente) per le possibili conseguenze negative dei social network sulle capacità di attenzione di ragazzi e ragazze, se qualcuno (altrettanto giustamente) si preoccupa invece dei pericoli legati alle social challenge, c’è da registrare il dilagare di fenomeni di segno assolutamente positivo come la diffusione degli “Study with me”. La sfida, in questo caso, è studiare in silenzio per ore, trasmettendo la diretta dalla propria scrivania, o partecipare (studiando) seguendo qualcuno che trasmette in streaming. Il fenomeno è presente in rete da alcuni anni ma la pandemia ha contribuito al boom e oggi si trovano piattaforme specializzate, hashtag di tendenza, giovani che sfruttano la tecnica del pomodoro per studiare. Leggendo commenti e scambi, si comprende bene come tutto questo funga da leva motivante: chi si espone con le dirette si sente “in dovere” di portarle a termine in modo completo e autentico, chi segue partecipa alla sfida e si sente altrettanto in dovere; la socializzazione mediatica funge da collante e il gioco è fatto, come se la natura stessa dell’essere umano avesse trovato una via per neutralizzare le potenzialità “distraenti” dei social.

Studiare come: il nuovo topic

Studiare come Hermione Granger ma anche leggere come Rory Gilmore (personaggio della serie “Una mamma per amica”) per darsi la carica è una delle ultime tendenze ed è interessante esplorare la rete per cogliere lo spirito di questo tipo di challenge: non si tratta di avere riferimenti difficili da emulare (e che possono generare frustrazione) ma di avere riferimenti positivi.

Grazie a questi personaggi che possiamo definire “testimonial dello studiare”, ragazzi e ragazze trovano il modo di applicarsi e di scoprire stati mentali probabilmente non sperimentabili altrimenti. Nelle live si constata ordine mentale, organizzazione, quiete. È come se il mondo giovanile avesse trovato da solo gli antidoti alla dispersione, all’ipersollecitazione; ragazzi e ragazze stanno facendo in autonomia ciò che, se fosse richiesto dalle famiglie, non farebbero mai.

La gestione del tempo per migliorare lo studio: è il momento

Le questioni dell’attenzione e dell’organizzazione del tempo sono cruciali in questa che è un’epoca caratterizzata da una sovrastimolazione continua e da una logica dell’intrattenimento che rende sempre meno appealing un’attività in cui si esercita a lungo il pensiero analitico, quale è lo studiare. Su Orientazione abbiamo già toccato il tema del Time Management per lo studio ma adesso è il momento di spingere su questi aspetti, non solo perché sono argomenti e metodi in pieno trend, ma anche perché – come si sa – a fronte di un fenomeno, c’è sempre un movimento uguale e contrario che tende a riequilibrare il sistema; se il mondo dei social genera caos nella mente, ecco che l’organizzazione diventa qualcosa di cui si sente il bisogno.
Proponi quindi, senza timore alcuno, esperienze, tecniche e metodologie per studiare in maniera organizzata, troverai classi pronte a provarci, e a farlo con un’attenzione che forse non sospetti.