Il delicato equilibrio tra scuola, libertà e famiglie nel momento della scelta universitaria.

 

“Il contesto culturale e sociale della famiglia influisce sulla scelta del corso di laurea. I laureati che hanno scelto corsi di laurea magistrale a ciclo unico provengono più di frequente da famiglie con almeno un genitore laureato rispetto ai laureati che hanno optato per un percorso 3+2”, questo ci diceva AlmaLaurea solo poche stagioni fa, aggiungendo che “esiste un forte  legame tra le condizioni socio-culturali della famiglia e la scelta del tipo di scuola secondaria”. Va da sé che la famiglia di origine è un fattore rilevante nelle scelte di studio, fattore che non può essere bypassato ma che deve essere considerato e rispettato anche dal lavoro di chi fa orientamento in classe.

 

Il ruolo della famiglia nella scelta universitaria: una questione di valori e weltanschauung

Se in casa si “respira” l’idea che studiare sia utile e bello, è più probabile che il progetto di frequentare un corso universitario sia considerata positivamente. Sì, perché il contesto in cui maturano le scelte è qualcosa che ha un peso rilevante: ogni famiglia esprime una propria “cultura” che orienta valori e visione del mondo e che ha un ruolo specifico nella formazione della personalità delle ragazze e dei ragazzi.
Fare orientamento in classe significa tentare sempre di includere le famiglie, anche nei casi in cui il dialogo sia difficile o addirittura assente.

 

Il ruolo dei genitori nel rapporto con la scuola

Con la Legge 30 luglio 1973, n° 477 i genitori diventano parte stessa degli istituti scolastici. Con i celebri “decreti delegati” dell’anno successivo, infatti, le rappresentanze dei genitori entrano a far parte degli organi scolastici come il consiglio di classe e il consiglio di istituto. Questa presenza va quindi considerata anche nelle fasi di orientamento.

 

La famiglia nella scelta universitaria: un ruolo-chiave

Anche chi ha le idee chiare ed è (almeno apparentemente) inamovibile rispetto alle proprie scelte, ha bisogno del sostegno di familiari e insegnanti. La decisione di affrontare un viaggio come quello che porta alla laurea è un passo importante, lungo e impegnativo che richiede il supporto delle figure più rilevanti. Ma qual è il ruolo specifico della famiglia nel grande scacchiere dell’orientamento universitario? Probabilmente la funzione più adatta è quella che qualcuno definisce come una funzione da trust-maker, la famiglia può cioè essere una formidabile creatrice di fiducia. Per laurearsi servono diverse cose oltre all’impegno, e una di queste è proprio la fiducia nel fatto di potercela fare.

La famiglia assume quindi un ruolo di orientatrice indiretta (il portato di idee, atteggiamenti, interessi e valori) ma anche una funzione attivatrice (creando un clima di fiducia e supporto).

Non è detto che scegliere sia “indolore”, seguire la propria strada può portare verso direzioni che non sempre coincidono con ciò che la famiglia si aspetterebbe (“Mi chiamo Antonio e faccio il cantautore e mio padre e mia madre mi volevano dottore” cantava Antonello Venditti) ed è qui che genitori e parenti debbono fare un passo indietro, riconoscendo a figli e figlie la titolarità delle proprie decisioni e infondendo coraggio (scegliere contro il volere di “casa” è davvero difficile e le energie che si impegnano per convincersi di potercela fare sono inevitabilmente sottratte allo studio e all’autostima).

Difficile, per ovvi motivi, che chi insegna possa entrare in queste dinamiche, difficile e inopportuno; è però possibile – proprio in ottica di inclusione – coinvolgere i genitori in una discussione ad ampio raggio sulle scelte universitarie e le attitudini dei propri figli.

 

L’orientamento come alleanza fra scuola, alunni e famiglie

Se ogni contrapposizione è fuori luogo, l’ottica da assumere è quella dell’alleanza. Laurearsi è possibile se c’è un’alleanza tra famiglie e studenti (se non altro per le questioni economiche e logistiche) e in questa alleanza deve poter entrare la scuola con le attività di orientamento ma anche con la competenza e la sensibilità degli insegnanti. L’orientamento è una attività che – essendo essa stessa un viaggio, al pari del percorso universitario – deve innanzitutto arricchire fornendo stimoli, conoscenze e strumenti.

Ci sono quindi le famiglie con i propri orientamenti e il supporto a ragazzi e ragazze, gli insegnanti con la loro competenza, e i protagonisti: studenti e studentesse che devono poter compiere un processo di maturazione e auto-orientamento per fare scelte consapevoli. L’insegnante ricopre una funzione di raccordo fra la necessità di guardare all’interno (la propria famiglia) e l’opportunità di uscire all’esterno (mondo dello studio accademico e del lavoro).

In sintesi, si può affermare che in uno scenario ideale gli insegnanti non sono tanto “influencer” (soggetti che co-determinano le scelte) quanto interlocutori privilegiati perché conoscono i ragazzi, con le loro potenzialità, interloquiscono con le famiglie e conoscono anche l’università. Questo ruolo è unico e non sostituibile.

 

Studenti e studentesse senza famiglia

Avere una famiglia è la norma ma non la regola perché i casi della vita sono tanti. Può capitare, infatti, di incontrare studenti che non hanno genitori e che sentono esclusivamente sulle proprie spalle il peso dell’incertezza dello scegliere e le incognite del futuro. Anche in questo caso il ruolo dei docenti è quello di essere un riferimento competente e sensibile. Le agevolazioni per chi “non ha le spalle coperte” non sono molte ma mai come in questi casi è importante conoscerle e farle conoscere.

 

Perché è importante fare un buon servizio di orientamento?

Perché l’interesse primario di ogni singolo attore che opera nell’istruzione deve essere quello di favorire e agevolare i percorsi di studio. Permettere di studiare è un bene sociale il cui valore collettivo è inestimabile. A te che insegni e fai orientamento non possiamo che ricordare che hai a che fare con persone e con gioielli: ogni studente, ogni studentessa è una persona con bisogni, desideri e paure ma è anche un gioiello che aspetta solo di essere illuminato dalla luce.